Massimo Duranti

Sontuosi e grandi ritratti un po’ fotografico-digitali: familiari, amicali, talvolta ammiccanti e volutamente estetizzanti di personalità, importanti o che tali si ritengono. È la galleria privata di Angelo Buonumori, un personaggio della città, che si è formato per fare l’artista, ma che ha deciso di diventare un creativo di successo e c’è riuscito. Non ha però mai riposto, evidentemente, i pennelli (l’ultima sua mostra è di trenta anni fa) e oggi ha voluto liberare dal suo atelier queste figure di bella gente in cui coniuga il linguaggio artistico con quello del grafico aggiornatissimo, attento alle sorprendenti tecniche digitali.
Ha anche condito questi lavori con un pizzico di poesia, nella forma dell’acronimo del nome di battesimo del soggetto ritratto che, svelato, rivela il carattere dell’immortalato.
Nell’elegante invito, Buonumori si acronimizza e si presenta così: “Andai Navigando, Giovane E Libero. Oggi Ballo Umanamente Ondeggiando, Naufrago Umile, Mentre Ostento Radiose Illusioni”.
Affettuosamente introducono l’evento tre scritti su pergamena: Mimmo Coletti (che scrive di “compagni di viaggio e d’illusioni, cattedrali tra le nuvole”, ma anche che “quel che resta è l’isola felice”); Antonella Coletti Buonumori (una bella poesia dedicata all’artista dalla moglie sul senso degli Acronimi); Walter Corelli che commenta in rima il suo ritratto, forse il più sontuoso, avendogli l’artista fatto indossare un abito da Quintana ricordandogli nell’acronimo, un po’ amaramente, che tutto è relativo, anche la verità, l’arte e la leggenda, delle quali l’amico intellettuale ed attore si è sempre nutrito.
Ironia, autoironia, gusto per il bello di declinazione radical-chic, pervadono i capitoli della suggestiva galleria, mentre monta a Perugia l’invidia per non essere stati ritratti. Signore della Perugia bene, della cultura ostentata, imprenditrici e imprenditori, artisti, attori e tanto altro ancora sono i soggetti dell’interesse del creativo che, indossate di nuovo le vesti dell’artista, ha rinnovato con abilità il suo elogio alla pittura.
La mostra è articolata in quattro capitoli cronologico-tematici: quello della formazione all’Accademia di Belle Arti, anni ruggenti e di contestazione, quando in realtà disegnava bei ritratti impaginandoli originalmente.
Dopo “Yesterday”, vengono gli “Acronimi ritratti”, sedici e di grandi dimensioni, come accennato giocati fra pittura verista, fotografia o soluzioni grafiche che sottolineano i contorni delle figure e acronimi sciolti in “ritrattini” fra il serio e il faceto. Oltre a quello di Corelli, sempre nell’ambito delle amicizie giovanili, spicca il ritratto borghesissimo, nel trasparente abito
“bianco” con gilé, cappello e occhiali neri, del sorridente Gianni Sani, artista e disilluso docente all’Accademia di Belle Arti. Fra le donne, il più originale è quello di Teresa Severini Lungarotti, dinamica regina del vino umbro, improbabilmente, ma metaforicamente ritratta nelle posa canoviana, ma con i veli, di Paolina Bonaparte, nella veste, dunque, non frivola della “Venere vincitrice”.
Lo spazio non ci consente di parlare di altre immagini tra barocchismi e linee di design che tagliano talvolta i due linguaggi.
Devo infatti parlare dello spazio del Narciso, che ogni artista si costruisce inevitabilmente. In particolare una sorta di politico dove la sua immagine è una e trina: di spalle mentre disegna il suo profilo e nell’ideale specchio in cui appare sorpreso di sé.
Ampio e convincente l’ ”Album di famiglia” con i ritratti della consorte dallo sguardo fiero, del figlio incantato dal padre che lo ritrae e altri parenti ancora.
Infine, sulle lastre morbide e traslucide di piccole dimensioni ha fissato le immagini vere e proprie del suo album dei ricordi, con tecniche che accendono il valore della memoria.