Giovanna Bruschi
Rimango piacevolmente sorpresa ed emozionata nel rivedere dopo tanti anni (da quando eravamo studenti) Angelo Buonumori, artista protagonista di una mostra ospitata all’interno della Rocca Paolina a Perugia, nelle sale della Cannoniera; una struttura architettonica recuperata e utilizzata anche come attraente cornice per eventi culturali oltre che camminamento pedonale per raggiungere il centro storico della città. Lo spazio è suggestivo, in questo caso si può veramente parlare di alleanza tra architettura e pittura.
“Acronimi ritratti” è il titolo della mostra che vuole essere una ricerca sul tema del ritratto. I soggetti che escono da larghi piani, sono dipinti su tele bianche luminosissime e creano un forte impatto visivo, sicuramente voluto, considerata anche la cornice austera degli ambienti.
Angelo Buonumori in ogni quadro riesce a rivelarci il carattere dei modelli attraverso un’espressione tipica o un atteggiamento singolare, quasi personaggi del romanzo o del teatro. Sono rappresentazioni convincenti ma è certo che vengono messi in luce solo alcuni aspetti del complesso essere umano. “Avevo un profondo desiderio di ritornare a dipingere…, sono le parole di Angelo e in effetti guardando le opere si percepisce il piacere trasmesso dalla bella pittura; le immagini sono ferme in atteggiamenti ieratici come venivano dipinte nel passato. Ogni cosa è intrisa di tempo e così anche nell’arte di Angelo è evidente il presente e il passato in un gioco programmato e condizionato dai soggetti scelti. Per quanto riguarda la struttura dei dipinti l’artista ha orientato la sua scelta privilegiando la linea nera su fondo bianco tesa a seguire il profilo delle figure svuotate, forse, per far risaltare il volto dipinto, oppure per denunciare il vuoto di oggi ed ancora con una lettura più suggestiva si può pensare a presenze ritornate dal passato, i fantasmi, perché no, degli stessi Baglioni, celati dietro le sembianze di autorità politiche, personaggi e amici di Angelo Buonumori.
Tutto sembra possibile e affascinante, come un invito a Palazzo all’epoca della Signoria che rivive romanticamente attraverso le tele in una sorta di Corte attualizzata in cui i personaggi pubblici, gli amici, i familiari, vestiti come i signorotti di allora e con gli atteggiamenti dei personaggi del Rinascimento risvegliano, forse, nei perugini una ‘peruginità’ sopita. Non va sottovalutato, in ultima analisi, l’aspetto tecnico artistico voluto da Angelo, far convivere armoniosamente pittura e fotografia: il ritratto fotografico che dipende da quello pittorico o viceversa, il relativo accordo (non tanto teorico quanto di gusto) fra la riproduzione del modello e la sua idealizzazione cioè fra storia e poesia.
Di conseguenza emerge il protagonismo del personaggio ritratto, come luogo privilegiato, spazio dell’eroe. Un artista tecnologico come Angelo conoscitore dei nuovi mezzi di comunicazione ha saputo studiare e valorizzare le nuove frontiere spazio-temporali creando ambienti artificiali, metafore del mondo con cui il fruitore può interagire lavorando sulla percezione dello spazio, sui concetti di presenza e assenza e sulle opportunità offerte da una tecnologia che consente di eludere la distanza fisica tra le persone.
Allora grazie Angelo per questo dono, non una mostra, ma una spinta per trovare anche in noi i valori che tanto vengono conclamati ma che sembra nessuno riesca con coerenza a riconoscere e applicare.